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E-commerce 8 elettrodomestici su 10 venduti online evade il Raee

E-commerce 8 elettrodomestici su 10 venduti online evade il Raee

Al giorno d’oggi chiunque può dire di aver acquistato almeno una volta un qualunque prodotto da un sito e-commerce. Tanti possono anche affermare di aver acquistato prodotti, come gli elettrodomestici, che in Italia e nel resto d’Europa devono sottostare a particolari leggi che obbligano il fornitore al versamento di una quota nota come RAEE, ovvero la quota per il recupero di apparecchiature elettriche ed elettroniche, incassata dai consorzi che si occupano del riciclo e dello smaltimento di questi particolari oggetti.

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Ma succede che sempre più aziende di e-commerce non riescono ad inserirsi, o non ne hanno intenzione, nei meccanismi delle organizzazioni e dei consorzi di responsabilità del prodotto anche se agiscono come venditori distanti, appunto con ecommerce e generalmente mercati online. Ciò rende difficile responsabilizzare e far rispettare gli obblighi di responsabilità estesa del produttore. Alcuni ora vorrebbero che gli stati dell’UE obblighino i venditori online ad assumere le funzioni di produttore per i prodotti che vendono per conto di società non registrate RAEE.

È uno studio condotto da Eucolight ad evidenziare l’evasione del RAEE

È uno studio condotto da Eucolight ad evidenziare come ben 8 apparecchi su 10 evadono il versamento della quota RAEE in Europa. Lo studio, condotto con il RAEE Forum e presentato a Bruxelles, ha campionato molti prodotti presenti in store online in 10 Stati membri dell’Unione Europea. EucoLight, l’Associazione europea per i sistemi di conformità dell’illuminazione, ha intrapreso questo studio su oltre 3.000 prodotti resi disponibili per la vendita attraverso mercati. I risultati hanno mostrato un livello eccezionalmente elevato di non conformità ai requisiti nazionali per il finanziamento del trattamento dei rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE). La non conformità era evidente in un’ampia gamma di gruppi di prodotti. Tuttavia, i prodotti più piccoli, come le lampadine a LED, erano particolarmente problematici, con una non conformità nell’intervallo del 78-100%.Ne è venuto fuori che in alcuni Paesi anche il 100% dei prodotti di determinate categorie evade il contributo ambientale. Parliamo di prodotti quali lampadine LED, lavatrici, asciugacapelli ma anche tablet, pc e fitness tracker. Proprio per quest’ultima categoria di prodotto, in Italia, sfugge al RAEE oltre il 90%. Il dato più sorprendente, però, viene dalla Repubblica Ceca dove, in tutte le categorie esaminate, la totalità dei prodotti sfugge al contributo per il recupero ambientale.

Crescono venditori online inadempienti e non conformi ai RAEE

Di recente, oltre 80 delegati provenienti da dodici Paesi diversi si sono incontrati per discutere dei modi per gestire al meglio il numero crescente di venditori online inadempienti e non sono conformi ai RAEE. Questa direttiva è stata introdotta dalla Commissione europea nel 2002 per affrontare gli impatti ambientali delle apparecchiature elettriche ed elettroniche indesiderate a fine vita. Ora sembra che sempre più aziende non siano conformi ai RAEE e questo problema sta diventando più grande. Il dibattito si è spostato sul piano politico per ciò che concerne la regolamentazione europea, infatti si è proposto di definire l’obbligatorietà per il distributore di assumere il ruolo di produttore per i prodotti che detiene in magazzino e che non siano conformi alla normativa RAEE, questo perché un ulteriore problematica sollevata da EucoLight è che l’elevata quantità di inadempienti danneggia commercialmente le aziende ed i rivenditori dettaglianti che invece si impegnano ad essere conformi.

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L’80% del problema è all’interno dell’UE.

In molti casi il prodotto avrà origine al di fuori dell’UE, ma è tenuto in magazzino da distributori e da altri operatori online all’interno dell’UE. C’è stato un consenso generale sul fatto che affrontare prima questa problematica concorrerà a risolvere gran parte del problema , infatti un notevole miglioramento lo si potrebbe ottenere anche soltanto educando quegli operatori che potrebbero non essere consapevoli dell’esistenza dell’obbligo dettato da questa normativa.

In Italia si muove un fatturato di oltre 17 miliardi di euro di cui quasi 2,5 miliardi provenienti dal commercio online

Le dimensioni del mercato sono rilevanti, soltanto in Italia si muove un fatturato di oltre 17 miliardi di euro di cui quasi 2,5 miliardi provenienti dal commercio online. Anche i delegati delle piattaforme online hanno espresso il loro punto di vista. Alcuni hanno dichiarato di non essere responsabili della conformità ai RAEE, mentre altri indicano che sono disposti ad assumersi la responsabilità nell’ambito di nuovi approcci legislativi. Ecco che il tema ha smosso la sensibilità di un big player del mercato online come Amazon che, consapevole del problema, si è offerta quale intermediario per fornire i dati dei volumi di vendita dei determinati prodotti per poter quantizzare un contributo da versare sotto forma di somma forfettaria. È un primo passo importante per una realtà che di fatto rappresenta semplicemente una vetrina o uno strumento per quei produttori che, inadempienti RAEE, sfruttano per il proprio business.

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Sembra probabile che gli Stati membri implementeranno una serie di soluzioni diverse per affrontare questa che si configura come un’ingiustizia. In parte, ciò è dovuto al fatto che la portata del problema spinge inevitabilmente a muoversi più rapidamente e cogliere il suggerimento di richiedere alle piattaforme ecommerce di svolgere il ruolo di produttore, in relazione a tutti i prodotti introdotti nel territorio nazionale attraverso la propria piattaforma.

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