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18App diventa Carta della Cultura

La 18App o meglio il Bonus Cultura, cos’è e da quanto tempo esiste?

Il Bonus Cultura è stato introdotto in Italia nella legge di stabilità del 2016, in due comma alla fine del maxi-provvedimento, il 979 e il 980. Questo bonus cultura, stanziato con l’obiettivo di combattere la povertà educativa promuovendo attività culturali quali la lettura, il teatro, i musei, il cinema, la musica consisteva nel dare 500 euro a tutti i neo-diciottenni.
Come spiegato nel 1° dicembre 2015, l’idea alla base di questo bonus era quella di far capire ai ragazzi che essi sono cittadini e non solo consumatori.

Il Bonus Cultura fu accolto con parecchie perplessità e molto scetticismo dall’opinione pubblica ma, nonostante alcune difficoltà tecniche iniziali, già dal novembre del 2016 era possibile usufruire di questi 500 euro per l’acquisto di biglietti per concerti, musei, acquisto di libri, DVD, CD, vinili e tutto il resto inerente al mondo della cultura e dell’arte.

18 App, funzionamento e primi dati

Il Bonus Cultura, sin da subito, è stato chiamato anche 18App con chiaro riferimento all’applicazione mediante la quali i neo-diciottenni potevano usufruire dei 500 euro stanziati dal governo per i propri acquisti culturali. Il funzionamento richiedeva la creazione di un’identità digitale (il cosiddetto SPID) grazie alla quale accedere all’app e al bonus. Fatto ciò, era possibile iniziare a creare dei buoni per libri, eventi e iniziative culturali, biglietti per il cinema, per il teatro e quant’altro. La 18 App permetteva sia l’utilizzo con esercenti fisici che con quelli che, online, aderivano all’iniziativa.
I primi dati raccolti dall’Istat sull’utilizzo del bonus cultura non furono immediatamente esaltanti. Al 17 gennaio del 2017, dei 572.437 aventi di diritto al Bonus Cultura, solo 286.095 erano dotati di SPID e di questi 230.000 erano iscritti a 18 App. Dunque, meno del cinquanta percento degli aventi diritto stava usufruendo effettivamente della proposta.
Il dato sulla spesa effettiva risultava ancora più impietoso, fino a quel momento, infatti, dei 290 milioni stanziati dal Governo, solo 18.5 erano stati utilizzati. In percentuale parliamo dunque di poco meno del 7% del budget totale. Analizzando poi questa spesa nel dettaglio, è emerso come due terzi della cifra spesa fosse stata impiegata per acquisti online, gran parte sui maggiori siti di e-commerce, con Amazon chiaramente in testa.

Com’è stato speso il Bonus Cultura?

Se da un lato il numero di aventi diritto che hanno effettivamente usufruito del bonus cultura non è stato subito esaltante, il discorso è decisamente diverso per quanto riguarda la spesa di chi invece ha installato sul proprio smartphone la 18 App per poter spendere i 500 euro in attività culturali. I diciottenni che hanno usato il bonus cultura, ci dicono i dati, lo hanno usato quasi sempre per intero. Oltre il settantacinque percento degli utenti ha infatti speso una cifra uguale o superiore a 475 euro, con ben oltre il 50% che ha addirittura utilizzato tutta la cifra. Ancora più incoraggiante è vedere come solo l’11% abbia invece speso meno di 400 euro. Insomma, i dati sul Bonus Cultura certificano come, sebbene non tutti i 18 anni ne abbiano usufruito, coloro i quali lo hanno fatto, lo hanno fatto a pieno. Adesso però la domanda sorge spontanea? Come è stata utilizzata 18 App, è stato uno spreco di soldi oppure i ragazzi e le ragazze italiane hanno mostrato maturità nell’utilizzo di questi soldi? La risposta, anche in questo caso, è decisamente positiva. Ottantadue euro su cento spesi con 18 App sono stati utilizzati infatti nell’acquisto di libri, molti di questi anche scolastici e universitari, il che certifica come questa iniziativa del governo sia stata utilissima per molte famiglie e per molti studenti/esse per affrontare gli studi con più serenità e più stabilità economica. Il resto della spesa si divide abbastanza equamente tra concerti, eventi culturali, musei, cinema, teatri e danza.
Il dato che manca, è che sarebbe molto interessante per poter trarre delle conclusioni sul bonus cultura, riguarda la spesa prima e dopo di esso. Capire quanto il bonus cultura abbia effettivamente incentivato l’acquisto di libri o la promozione di attività culturali sarebbe fondamentale per poter fare un bilancio reale di questa iniziativa governativa. Indipendentemente da ciò, rimane il fatto che grazie ad esso molti giovani hanno potuto acquistare libri, assistere a concerti, a mostre e film che magari, in tempi di ristrettezza economica sarebbero stati proibitivi.

La nuova 18APP: La carta della cultura, c’è l’ok del Garante

Recentemente il Garante per la protezione dei dati personali ha dato parere favorevole alle nuove disposizioni attuative per la Carta della Cultura la quale sostituisce così il vecchio Bonus della cosiddetta 18 App.
La Carta della Cultura è stata istituita nell’ambito della legge 15 del 2020 per contrastare, esattamente come il Bonus Cultura, la povertà educativa e per promuovere e sostenere la lettura e altre attività culturali. Si tratta concretamente di una carta elettronica di importo nominale di cento euro, utilizzabile entro un anno dal rilascio da cittadini italiani e stranieri residenti nel territorio nazionale ed appartenenti a nuclei familiari economicamente svantaggiati per l’acquisto di libri, prodotti e servizi digitali. Il nuovo decreto ministeriale sottoposto al Garante sopra citato, prevede per la realizzazione di questa Carta della Cultura dal valore di cento euro, il riuso delle “applicazioni software 18app” con analoghi trattamenti di dati personali, il che, comporta anche il riutilizzo dei dati degli esercenti già raccolti nell’ambito dell’iniziativa, consentendo però a questi ultimi di poter richiedere la loro cancellazione dall’elenco. Il decreto prevede, si legge, “una corretta definizione dei ruoli nell’ambito del trattamento dei dati”, di cui è titolare il Ministero della cultura il quale designa come responsabili PagoPA, Consap, Sogei. Il Garante per la protezione dei dati personali conferma che tutte le categoria di dati trattati sono conformi alla normativa privacy.

Come accedere alla graduatoria e usufruire della Carta della Cultura

Per poter accedere alla graduatoria ed ottenere la Carta della Cultura dal vale economico di cento euro, i soggetti che ne faranno richieste dovranno semplicemente fornire il proprio codice fiscale insieme a quello degli appartenenti al proprio nucleo familiare, il protocollo della Dichiarazione Sostitutiva Unica (il cosiddetto DSU) e il valore numerico dell’indicatore ISEE, qualora i richiedenti si trovino al di sotto della soglia prevista che ammonta a trentacinquemila euro
Il decreto prevede infine che, prima dell’avvio del trattamento dei dati previsto per accedere alla Carta, venga effettuata anche una valutazione di impatto, con le misure di sicurezza tecniche e organizzative idonee a garantire un livello di sicurezza adeguato e soprattutto che siano individuati correttamente i tempi di conservazione dei dati.

Cosa cambia quindi con la Carta della Cultura?

La carta della cultura è dunque totalmente differente dal vecchio bonus cultura/18 App che sostituisce insieme alla Carta del Merito. La differenza principale è da sottolineare nei destinatari: se il bonus cultura era indirizzato a tutti i neomaggiorenni, la Carta della Cultura è pensata per tutti i cittadini italiani e stranieri residenti sul territorio nazionale aventi diritto. Inoltre, la carta della cultura è legata al censo e non destinati a tutti, infatti quando si parla di aventi diritto si fa riferimento a tutti quei cittadini che, come detto nel paragrafo precedente, appartengono a nuclei famigliari il cui ISEE si attesta sotto i trentacinquemila euro. Il criterio legato al reddito restringe moltissimo la platea dei possibili beneficiari rispetto a quella indiscriminata del vecchio bonus cultura. Il bonus assegnato con la Carta della Cultura è utilizzabile nell’anno successivo al compimento dei 18 anni d’età e questa è un’altra piccola differenza con il vecchio bonus cultura che invece era attivo proprio a partire dal raggiungimento della maggior età.
Affiancata e potenzialmente cumulabile alla Carta della Cultura, la legge di bilancio dell’anno corrente, il 2023, c’è anche la cosiddetta Carta del Merito. I criteri per l’assegnazione di questo bonus non sono su base censitaria o economica ma appunto, come suggerisce il nome, in base ad un merito. Quale? L’aver ottenuto conseguito il diploma finale presso istituti di istruzione secondaria superiore o equiparati con una valutazione di almeno cento centesimi. In questo caso invece, il voucher che può arrivare anche a 500 euro, è fruibile nell’anno successivo al conseguimento del titolo scolastico. Un incentivo che sicuramente può fungere come motivazione ulteriore per molti studenti e per molte studentesse italiane ma che rischia di creare un sistema scolastico più interessato a permettere ai propri studenti di accedere a questo bonus che non a formarli e istruirli in maniera adeguata.
Come detto, le due carte sono cumulabili il che significa che uno studente che raggiunge il diploma con la valutazione massima e contemporaneamente è appartenente ad un nucleo famigliare con ISEE nei limiti prestabiliti può ottenere sia la Carta del Merito che la Carta della Cultura. Tuttavia, la legge del bilancio ha anche decretato che queste due carte verranno concesse nel limite massimo di spesa di 190 milioni di euro annui a decorrere dal 2024.

Un passo avanti o uno indietro?

Indipendentemente da quello che può essere il proprio credo politico, è indubbio che il Bonus Cultura varato dal Governo nel 2015 sia stato un’iniziativa che ha aiutato moltissime famiglie italiane a sostenere i costi dell’istruzione dei propri figli con l’acquisto di libri e altri materiali scolastici, oltre ad essere stato un incentivo per molte attività culturali ed educative. Il cambiamento messo in atto su questa politica dall’attuale governo è sicuramente più meritocratico, soprattutto con la seconda carta, quella appunto del Merito ma a questo punto sorge inevitabilmente una domanda: è giusto rendere meritocratico un bonus la cui finalità iniziale era proprio quella di aiutare tutti e tutte ad avvicinarsi al mondo della cultura indiscriminatamente? I dati della vecchia 18 App hanno dimostrato come il bonus, pur con tutti i suoi difetti, ha incentivato la cultura e lo ha fatto per tutti, indipentemente dai risultati scolastici e del reddito.
Adesso si passa a queste due iniziative, con la speranza che possano dare gli stessi risultati o, se possibile, anche migliori perché una cosa è certa, la cultura è indispensabile e ben vengano tutte le iniziative di ogni Governo per promuoverla.

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